IL CALCIO OLTRE LE PARTITE La cronaca ci racconta che, alle celebrazioni per il miracolo di San Gennaro, Aurelio De Laurentiis è stato il più acclamato fra le autorità. Anzi, mi sembra di capire, l’ unico acclamato. Dovunque posso, ripeto un vecchio aforisma di Pasolini, datato anni Settanta, per dare un’ idea, a chi non è sportivo o tifoso, di che grave errore sia sottovalutare, nel bene come nel male, il fenomeno calcio. Pasolini, giocatore dilettante e tifoso del grande Bologna di Bulgarelli, scrisse che «il calcio è l’ ultima rappresentazione sacra del Novecento. Sostituirà il teatro». Frase felicemente ambigua: Pasolini non era un volteriano di maniera ma un intellettuale profondo, poco filosofo ma molto intuitivo. Cosa ha inteso dire nell’ accostare la rappresentazione del tifo calcistico alla rappresentazione sacra? Rafa Benitez, da uomo intelligente oltre che grande allenatore, in una intervista a un giornale spagnolo ha affermato che per molti napoletani, che lavorano tantissimo e sono pagati pochissimo, il Napoli calcio rappresenta anche una forma di riscatto sociale. Ma mi sembra di poter dire che, nel caso di De Laurentiis, stia accadendo qualcosa di più e di diverso. Una parte della città si interroga infatti proprio sulle capacità imprenditoriali di De Laurentiis e sulle ricadute che queste possono avere sul piano economico e sociale della città. Non è difficile incontrare persone che, in un bar o in un salotto, discutono delle finanze del Napoli, del bilancio, della situazione economica della società. Molti si compiacciono del fatto che il Napoli sia una delle poche società calcistiche con il bilancio attivo. C’ è come un orgoglio, da parte di molti napoletani, nel poter esibire un’ azienda, sia pure specialissima come una squadra di calcio, che funzioni e che, in qualche momento, può essere addirittura d’ esempio. È il messaggio che lo stesso De Laurentiis ha lanciato elogiando il Borussia, società oculata e intelligente di una città totalmente diversa da Napoli quale è la tedesca Dortmund. È un messaggio che dovremmo raccogliere, e che dovrebbero raccogliere i nostri industriali, i nostri sindacalisti e i nostri rappresentanti politici. Non che, anche in questo caso, dobbiamo ripetere il ritornello di una Napoli folcloristica e mediterranea che deve trasformarsi in una città media del centro o del Nord Europa. La questione non va messa in questi termini per cosi dire dualistici, Napoli ha il diritto e il dovere di conservare alcune sue peculiari caratteristiche che ne fanno, almeno simbolicamente, una capitale del mondo. La creatività e la mediterraneità non si oppongono necessariamente alla mentalità imprenditoriale, alla capacità di produrre ricchezza e benessere. È una terza via che si può e si deve perseguire fra un’ idea di sviluppo aggressivo e indiscriminato e il vagheggiamento, pauperistico e un po’ banale, di decrescita. Il Napoli calcio, senza voler esagerare, rappresenta, in certo qual modo simbolicamente e plasticamente questa terza via, quella sulla quale si potrebbe incamminare la nostra speranza. ERNESTO PAOLOZZI01 ottobre 2013 13 sez. NAPOhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/10/01/il-calcio-oltre-le-partite.html?ref=searchLI