UN CONVEGNO SU FRANCHINI IL DEMOCRATICO LIBERALE

“ll compito della filosofia è appunto quello di stimolare una sempre più approfondita persuasione della ineliminabilità dei contrasti e insieme della necessità di comportarsi sempre come se essi dovessero venire eliminati, nel che, osservava un pensatore, consiste la formula della saggezza, e aggiungiamo noi, anche quella dell’ autentica democrazia fondata sul pluralismo delle opinioni e delle forze politico-sociali».

In questa precisa affermazione di Raffaello Franchini si concentra, forse, il senso più profondo di un riformismo che non vuole tracimare nel totalitarismo rivoluzionario ma nemmeno confondersi con il moderatismo acquiescente. È il metodo del più autentico riformismo liberale che la nostra politica ha temporaneamente smarrito (come mostrano anche i recenti, drammatici, fatti napoletani) ma che cerca faticosamente di riconquistare in un momento in cui si comincia a prospettare una nuova svolta nel nostro provato sistema.

L’ Università Federico II ricorda la figura del filosofo napoletano a vent’ anni dalla scomparsa con un convegno che si terrà a Palazzo Cavalcanti (via Toledo 240) alle 16. Vi prenderanno parte, tra gli altri, Fulvio Tessitore, Girolamo Cotroneo, Roberto Esposito, Renata Viti Cavaliere, Fabrizio Lomonaco.

Il liberalismo di Franchini, come quello del filosofo a cui si riferiva fondamentalmente, Croce, è un liberalismo metodologico, o meta politico. Tende infatti a non costringere la libertà in un dato sistema politico, in un esclusivo modello economico, in un’ unica procedura istituzionale. La novità consiste nell’ introdurre nel liberalismo classico di tradizione anglosassone lo storicismo italiano, nella tradizione vichiana e crociana e, per certi aspetti, la lezione hegelomarxista della dialettica come motore della storia. Questa, che può sembrare soltanto una sottile disquisizione filosofica, nella realtà politica rappresenta un punto di vista oggi particolarmente attuale.

L’ affidare le sorti della libertà al giudizio e alle scelte « I concrete, all’ azione degli individui, significa ricondurre la politica alla responsabilità morale. Contribuisce a smascherare gli alibi di quanti, in nome di un’ ideologia, in quello di una religione, di una teoria scientifica o di una dottrina economica, si sottraggono al faticoso compito di contribuire a modificare la realtà che hanno davanti. Le ferree leggi dell’ economia non sono né leggi né ferree, sia che le si esalti nel nome del dio mercato, sia che le si adori in una visione rigida e meccanicistica di un malinteso marxismo. La democrazia non è, in sé e per sé, un valore quando non venga declinata nella concretezza della visione storico-politica di un popolo.

Per Franchini la democrazia deve essere liberale, perché è l’ aggettivo che qualifica il sostantivo. È il nostro problema. Il problema dell’ Italia di oggi e di parte del mondo occidentale. Assistiamo attoniti, infatti, a una democrazia che esercita il suo potere contro se stessa. Una democrazia plebiscitaria, populista o cesarista che rischia di essere la forma moderna del totalitarismo, come aveva ben visto Alexis de Tocqueville. Il pensiero politico di Franchini è, ovviamente, strettamente collegato alla sua riflessione filosofica. Crociano certamente, e strenuo difensore del filosofo negli anni di maggiore tensione polemica, reinterpretò quel pensiero in modo creativo e originale.

L’ approfondimento del concetto crociano del giudizio storico come elemento fondativo della conoscenza e della prassi condusse Franchini a parlare di giudizio prospettico, di teoria della previsione e, in ultimo, di una filosofia delle funzioni, importante conquista del pensiero filosofico contemporaneo. Nel confronto col pensiero contemporaneo approfondì le tematiche dell’ esistenza e si misurò con la moderna epistemologia antiriduzionista e antipositivista. Percorse sentieri diversi e inesplorati; approfondì le origini della dialettica e l’ idea di progresso fornendo un contributo originalissimo alla storiografia filosofica.

Non cedo ai ricordi personali. Ma di Franchini si dovrebbero ricordare la passione, il fine umorismo, l’ attività di organizzatore della cultura, l’ impegno universitario pur nell’ antiaccademicità che lo caratterizzò sempre. In occasione del convegno verrà presentato un volume in cui sono raccolti gli scritti pubblicati da Franchini sulla rivista “Criterio”. Estintasi, con la morte di Alfredo Parente, la “Rivista di studi crociani”, con la quale aveva assiduamente collaborato, Franchini decise di dotarsi di un nuovo strumento di discussione e diffusione filosofica. Riprese così la testata fondata da Carlo Ludovico Ragghianti, che diresse con scrupolo e passione fino agli ultimi giorni di vita. –

Repubblica – 26 ottobre 2010 pagina 15 sezione: NAPOLI

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