L’estetica crociana riletta da Ernesto Paolozzi. L’arte è il luogo dell’assoluta libertà, parola di filosofo.
Di Eugenio Mazzarella.

Un utile strumento di lavoro, ed un agile avvio alla comprensione più complessiva del pensiero di Croce nella sua ispirazione di fondo, quest’ultimo lavoro di Ernesto Paolozzi dedicato all’ Estetica di Benedetto Croce. Il saggio di Paolozzi, cresciuto alla scuola di Raffaello Franchini e da anni studioso attento e simpatetico di Croce, non legato alle occasioni degli anniversari, ricostruisce, nella sua prima parte, le origini e lo sviluppo dell’estetica crociana, restituendo in modo persuasivo la fondamentale fedeltà dell’estetica crociana a se stessa.

Pur nelle varie modulazioni cui il filosofo la sottopose lungo tutto l’arco del suo lavoro, e che Paolozzi puntualmente registra, non nascondendosene e non nascondendo al lettore alcuni nodi irrisolti, ne emerge con chiarezza quella che fu la sua ispirazione di fondo: conferire all’arte uno spazio autonomo e dunque libero all’interno della complessa vicenda umana nella sua tensione ad intendersi e ad esprimersi, riconoscendo all’arte valore e dignità conoscitiva e creativa, accanto, ma insieme distinta dalla filosofia, dalla moralità, dall’utilità. Ne emerge non solo la novità che l’estetica crociana rappresentò per il suo tempo, ma anche la sua influenza sul lungo periodo e a vasto raggio in ambiti anche lontani dall’esperienza artistica, perché di questa aveva saputo cogliere la fondamentale unità psicologica e strutturale. Nella seconda parte del volume, l’estetica di Croce si fa strumento di discussione dei problemi più pressanti nel dibattito contemporaneo sull’arte.

“Il Mattino”, 7 marzo 2003