Il concetto di liberalismo nel pensiero di Croce
05 marzo 2011 – pagina 16 sezione: NAPOLI
AVERE tra le mani e leggere con la giusta attenzione “Croce e il metodo liberale”, il nuovo volume di Ernesto Paolozzi, è senza dubbio una piacevole occasione di conoscenzae di riflessione. Non si tratta soltanto di un libro di filosofia riservato agli specialisti, bensì di un’ articolata raccolta di saggi, di commenti e di ricordi sulla figura di Benedetto Croce, accessibile anche a chi voglia affrontare tali questioni con un approccio meno scientifico. Considerato uno dei grandi pensatori del secolo scorso, Croce, pur essendo di origini abruzzesi, intrecciò in maniera indissolubile la propria esistenza alla storia di Napoli, città nella quale visse a lungo e dove morì nel 1952. Il volume, edito da Libro Aperto, la rivista di studi fondata da Giovanni Malagodi, parte dal pensiero crociano ed intende ragionare sul concetto di liberalismo, analizzando le grandi tematiche sorte intorno a questo argomento nel Novecento ma anche i personaggi italiani ed europei più significativi. Sin dal 1907, Croce aveva sostenuto che alla forza economica appartengono, oltre che la scienza naturale, anche il diritto, identificato con le categorie dell’ utilità e della forza, e lo Stato, definito, come ebbe modo di sostenere lo stesso filosofo in “Etica e politica”, «un processo di azioni utili di un gruppo di individui o tra i componenti di esso». La vita dello Stato si presenta, pertanto, come un rapporto dialettico tra forza e consenso, tra autorità e libertà. Di qui, l’ errore hegeliano nel concepire eticamente lo Stato e l’ individuazione in Machiavelli, considerato il primo scopritore della necessità e dell’ autonomia della morale, dell’ antecedente storico della dottrina crociana, da identificare nello stesso liberalismo, non solo teoria politica, ma vera e propria concezione del mondo. Dal sostrato del pensiero crociano affiora, così, l’ idea che il liberalismo trovi una sua ragione superiore nell’ impegno civile e nella responsabilità dell’ individuo. Illuminanti le parole stesse di Paolozzi nell’ introduzione al volume, in cui si legge che «il liberalismo va messo sempre in movimento. Va collocato nella storia, nella realtà. Aggiornato continuamente. In questo senso il liberalismo è sempre metodo liberale. Non è una tecnica o soltanto una tecnica. Non è metodo nel senso dell’ ingegneria istituzionale. Nonè nemmeno un fiducioso adagiarsi sugli sviluppi spontanei dell’ economia. La libertà, infatti, non può trovare nessuna autorità esterna agli individui che, concretamente, la realizzano. Il liberalismo è sempre un’ interpretazione della realtà attraverso il principio della libertà». Tra i carteggi a cui si fa riferimento nel volume, va segnalato quello tra Croce e il suo editore Giovanni Laterza e tra Croce e Corrado Ricci, in cui si può leggere, a partire dal biennio 1941-1943, una riflessione sulle sorti italiane e sulle difficoltà, in un periodo di repressioni e di censure, di ragionare criticamente sull’ evoluzione della storia e del pensiero. Il testo si divide in tre sezioni e si conclude con un’ appendice sull’ eredità di Benedetto Croce. – FRANCESCO PUCCIO