La Resistenza a Napoli.
Fra le “Carte Malagodi”, custodite dalla Fondazione “Luigi Einaudi” di Roma, è stato ritrovato il diario tenuto da Alfredo Parente durante anni della seconda guerra mondiale. Il manoscritto reca anche un titolo, scelto dallo stesso autore: “La lunga vigilia. Pensieri e ricordi politici. Napoli, 1939-44.”
Come afferma il giovane storico Gerardo Nicolosi, presentando il diario sulla bella rivista “Libro Aperto” diretta da Antonio Patuelli, si tratta di un documento di straordinaria importanza per la ricostruzione del liberalismo politico negli anni del passaggio dal fascismo alla Repubblica.
Ricordo bene che Giovanni Malagodi chiese il diario a Parente perché si accingeva a scrivere un corposo libro sulla storia e il ruolo del liberalismo italiano e del Partito liberale in particolare. Purtroppo la morte gli impedì di portare a termine il suo progetto, di cui avevamo discusso a lungo, insieme a Raffaello Franchini e a Valerio Zanone.
La testimonianza di Parente è rilevantissima per vari motivi.
Sul piano generale perché dimostra come la Resistenza al fascismo fu attiva in vari settori della tradizione politica napoletana e meridionale; in secondo luogo perché si tratta di una testimonianza probante e intelligente dell’attività svolta in quegli anni da Croce e da quello che sarà il futuro gruppo dirigente del Partito d’Azione e del Partito liberale ai loro primi passi. Il diario, inoltre, mette in luce un altro dato fondamentale: la differenza, quantomeno nei toni e negli accenti, fra la generazione di Croce e quella dei più giovani fra i quali, naturalmente, lo stesso Parente. Basti pensare, come ricorda Nicolosi, alla diversa valutazione del rapporto fra Patria e nazione in guerra che, in quei tormentati giorni, fu al centro delle preoccupazioni degli antifascisti.
L’Italia combatteva una guerra, ma la combatteva dalla parte sbagliata.
Quale doveva essere il limite oltre il quale opporsi al regime e alle sue scelte, significava tradire il proprio paese, quella patria faticosamente conquistata alla libertà e alla democrazia negli anni gloriosi del Risorgimento?
Ma gli appunti diaristici di Parente saranno una fonte essenziale anche per riconsiderare l’apporto di uomini e donne alla Resistenza e alla ricostruzione del paese, al di là di quelli che sono i nomi più noti e studiati. Non possiamo che citarne alcuni, ma teniamo a ricordare almeno l’appassionato studioso vichiano Fausto Nicolini, Enrichetta Carafa d’Andria, Renato Morelli, Mario Florio, Roberto e Antonino Pane, Guido Macera, Alfonso Gatto, Carlo Muscetta e quella particolare figura di liberale che fu Raffaele De Caro, animatore del movimento Democrazia Liberale particolarmente attiva nel beneventano, che ne fu a lungo e positivamente influenzato.
Nuova luce si getta anche sull’azione dei liberali nelle Quattro Giornate di Napoli, di cui Parente racconta episodi significativi e suggestivi.
Rilevante, ancora e forse anche di più, la ricostruzione, che il diario permette di compiere, dei rapporti che gli antifascisti prima e i liberali poi stabilirono fra loro dalle diverse regioni italiane. Emerge la generosità della figura di Carlo Ludovico Ragghianti, “piccolo Mazzini”, come affettuosamente veniva chiamato, che fu Presidente del CNL della Toscana e patì il carcere. Parente intessé rapporti con altri giovani, alcuni dei quali si richiamavano a Cattaneo, e prese contati con Casati, Einaudi, Soleri, Bergamini, con i liberali lombardi e siciliani, con Cocco Ortu a Cagliari, Di Pietro e De Pace a Lecce.
Lo studioso napoletano (di adozione) avvertì forte l’esigenza, dopo gli anni amari della censura di regime, che si ricostruisse l’attività giornalistica nell’Italia liberata, e vi contribuì prima con “La Barricata” e poi con il quotidiano “Il Risorgimento”, al quale collaborò assiduamente Guido Cortese, altra figura essenziale per il liberalismo e la democrazia italiana di cui, nello stesso numero di “Libro Aperto”, Luigi Compagna ricostruisce il profilo e l’attività.
In tempi di revisionismo storiografico evidentemente strumentale, privo quasi sempre di reale fondamento, francamente irritante, l’apporto che il diario di Alfredo Parente può offrire alla storiografia sul fascismo, sulla Resistenza e sulla ricostruzione è senz’altro decisivo, per continuare ad esercitare quell’eterno e corretto revisionismo che è la stessa storiografia intesa come interpretazione, non neutrale certamente, ma sempre imparziale sul piano etico e politico.
Ernesto Paolozzi
da “la Repubblica Napoli” di martedì, 8 gennaio 2008 Repubblica archivio