Ernesto Paolozzi, Benedetto Croce. La logica del concreto e il dovere della libertà, Aracne, Roma, 2015, pp.102

Il pensiero e la sterminata opera di Benedetto Croce ritornano ad interrogare e ad ispirare la cultura italiana, ad interessare settori della cultura internazionale. Soprattutto sul versante della filosofia politica e della versione originale del liberalismo che il filosofo italiano propone. Circolano, talvolta senza riferirsi direttamente al filosofo, giudizi, meditazioni, aforismi crociani che suscitano consensi e discussioni nei più vari ambienti. Si pesca, diciamo così, in un vasto mare non sempre, naturalmente, riuscendo a distinguere, comprendere fino in fondo il pensiero crociano, vasto quanto complesso.

Il volume di Ernesto Paolozzi, Benedetto Croce, la logica del concreto e il dovere della libertà, affronta la filosofia di Croce in tutta la sua complessità, raggiungendo lo scopo, come scrive Giuseppe Gembillo nella Prefazione al volume, “ di presentare in maniera sintetica, ma chiara e rigorosa, il pensiero di un filosofo che per la varietà e la complessità dei suoi interessi spesso scoraggia il lettore comune, che teme di non riuscire a far fronte a tanta varietà di interessi e di argomentazioni”

Come lo stesso Paolozzi avverte nel primo capitolo, non è possibile parlare di un autore in modo, per così dire, oggettivo, neutrale. Ogni lettura è sempre anche un’interpretazione per quanto si cerchi di essere fedeli ai testi. Nel caso di Ernesto Paolozzi l’interpretazione del pensiero crociano presenta risvolti originali e, sulla scia dello stesso Croce, prospetta una versione dello storicismo, del pensiero dialettico, in sintonia con la contemporaneità, aperta al futuro, al serrato confronto con le diverse correnti di pensiero e, sul terreno etico-politico, con i movimenti e i partiti che accolgono il principio della libertà come irrinunciabile.

Il volume delinea, infatti, un profilo del pensiero di Croce fornendo, accanto ad una chiara esposizione della complessa opera del filosofo, un’interpretazione in senso metodologico nel confronto con il dibattito filosofico contemporaneo. Dall’estetica alla logica, dalla filosofia della pratica alla concezione della storia come pensiero e come azione fino alle ultime riflessioni sulla vitalità, si disegna un itinerario di estrema attualità. L’autore propone il metodo critico-dialettico come superamento della crisi alla quale il razionalismo tecnicistico e riduzionista, da un lato, e lo scetticismo relativistico dall’altro, hanno irrimediabilmente precipitato il pensiero contemporaneo. Una crisi che ha travolto anche le cosiddette scienze umane con evidenti ripercussioni anche sul terreno della prassi, dell’etica e della politica.

L’ interpretazione metodologica significa, per alcuni aspetti, avvicinare Croce a Kant, al Kant, naturalmente, precursore del posteriore pensiero dialettico, da affiancare senza dubbi agli “autori” dichiarati del filosofo, Vico ed Hegel e, per tanti aspetti, Machiavelli, Marx e De Sanctis. Ma soprattutto significa metterlo in sintonia da un lato con il pensiero ermeneutico e dall’altro con la più moderna epistemologia, da Mach a Poincarè, da Maturana a Prigogine.

In questa dimensione si affronta e si supera la vecchia questione del rapporto scienza-filosofia, storia che tanti fraintendimenti ha generato, prospettando una visione filosofica certamente originale e ancora tutta da perscrutare.

La stessa lettura dell’estetica proposta da Paolozzi, è una lettura tendente a liberare ulteriormente il pensiero crociano da ogni possibile residuo sistematico (nel senso scolastico del termine) secondo la via tracciata dallo stesso filosofo negli scritti della piena maturità, una interpretazione, dunque, in senso, come si è detto, metodologico che trova la sua espressione più evidente nella versione del liberalismo crociano proposto da Ernesto Paolozzi.

Il liberalismo metodologico è forse l’aspetto più noto del pensiero di Ernesto Paolozzi: nelle pagine di questo volume si innesta pienamente sul tronco forte dell’intera filosofia crociana, da quella filosofia della pratica che insieme alla logica rappresentano l’antecedente teoretico fondamentale per comprendere il liberalismo inteso come metodo, per intendere e fondare una filosofia della libertà. Scrive Paolozzi:

“Il liberalismo di Croce rappresenta, dunque, una novità nell’ambito della filosofia politica tradizionale. La letteratura critica sull’argomento è ancora esigua e solo da pochi anni si comincia ad avere consapevolezza dell’originalità e della forza di questo aspetto, certo non secondario, dell’attività speculativa del filosofo. Ma la crisi che il liberalismo vive, quasi trascinato nel vortice creato dal crollo degli opposti totalitarismi del nostro secolo, il comunismo ed il fascismo, spengerà a cercare e forse a trovare nuove e più sicure strade. Il pensiero di Croce, pur prospettando nuovi problemi, si propone come un riferimento sicuro per chi intende difendere ed ampliare i diritti di cittadinanza, i diritti dell’individuo, conservare e promuovere la libertà”.

Così, anche il liberalismo si confronta ed evolve in una società complessa, accoglie il paradigma della complessità, il senso autentico della storicità, del pensiero dialettico, piantandoli nel terreno dell’etica e della politica, soprattutto della contemporaneità.

Scrive infatti Paolozzi: 

“storicizzare Croce, nel nostro caso, significa ricostruire i suoi problemi e le sue ragioni provandoci a cogliere quegli aspetti della sua riflessione che possono essere di orientamento per affrontare i nostri problemi, per rafforzare le nostre ragioni. Per dirla con Croce: rendere Croce nostro contemporaneo, liberarlo dalla storiografia antiquaria di nietzeschiana memoria nella quale si tende, negli ultimi anni ad imprigionarlo.”

Giovanni Tagliaferri.

dalla rivista “Libro Aperto”, diretta da Antonio Patuelli – Ravenna, ottobre-dicembre 2015