Sergio Manghi, fra gli studiosi più appassionati e acuti di Edgar Morin, ci presenta una rigorosa quanto chiara e godibile indagine sul nucleo centrale del pensiero della complessità. Il soggetto, così svalutato negli anni degli ideologismi e dei totalitarismi, ritorna prepotentemente al centro dell’interesse ma, ed è questo il punto fondamentale, in un rapporto che potremmo definire sintetico, o dialettico, con la “società-mondo”, nella quale il soggetto vive come condizionato e come condizione a un tempo. Un soggetto che non è mai ipostatizzato ma vive in continuo movimento ed in continuo divenire in un’unica comunità di destino.

Il suo orizzonte è l’incertezza. Ma l’incertezza è, naturalmente, anche la sua libertà.

Scrive Manchi in conclusione: “Dovremo saperci educare, gli uni gli altri, a sapere che non elimineremo l’incertezza dalle nostre vite, ma che è possibile riconoscerne le potenzialità generative. Che è possibile coltivare una speranza che apprenda a essere amica dell’incerto, dell’inatteso, dell’improbabile. Che ci aiuti a riconoscere nella nostra profonda incertezza quotidiana i segni di possibili nuovi inizi già in atto.”

Il volume contiene un saggio introduttivo di Edgar Morin che ripercorre la genesi e le tappe del proprio pensiero.