Giuseppe Galasso, La memoria, la vita i valori. Itinerari crociani. Il Mulino, Bologna,2015.p p. 547. Euro 60,00

Galasso

La Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, presieduta da Piero Craveri, ha ricordato il grande filosofo, in occasione dei centocinquanta anni dalla nascita, con due giornate di studio che non hanno avuto un intento meramente celebrativo ma hanno voluto esplorare la diffusione del pensiero crociano nella cultura internazionale. Il convegno, tenutosi nella sede dell’Istituto italiano per gli Studi storici, si è svolto alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 Non vi è dubbio che Benedetto Croce sia il filosofo, l’intellettuale direi, che ha maggiormente influenzato la cultura italiana della prima metà del Novecento e parte cospicua della cultura europea e mondiale. La stessa cifra dell’immensa opera crociana in tutte le sue variegate forme è quella originale di un grande intellettuale capace di assorbire gli umori delle culture straniere e, al tempo stesso, di riuscire ad interferire con esse interessandole, contaminandole, condizionandole.

Se ne era reso conto il giovanissimo Gobetti che, già nel 1925, tracciando un profilo di Croce oppositore del regime, scriveva fra l’altro: “da venti anni la sua opera è stata il futuro. Da venti anni la sua opera è stata il solo esempio italiano di una modernità direttamente partecipe di tutta la vita spirituale del mondo. (…) Croce è stato il più perfetto tipo europeo espresso dalla nostra cultura.”

Il Croce, italiano, napoletano, europeo, è il protagonista del volume di Giuseppe Galasso, La memoria, la vita, i valori. Itinerari crociani, che raccoglie saggi editi e inediti che, scritti in un lungo lasso di tempo, attraversano l’opera del filosofo: dalle riflessioni dedicate alla maschera di Pulcinella alle ultime meditazioni sulla storia e sulla dialettica. Lo storico napoletano, giusta l’intuizione del giovane liberale piemontese, disegna un profilo del filosofo che ci restituisce la cifra essenziale di un’opera, quella crociana, saldamente ancorata alla storia italiana ma sempre aperta all’intero mondo intellettuale, così vasta e diversificata che può far naufragare il lettore, per così dire, non avvisato. Non solo.

“Il merito di Galasso, scrive Emma Giammatei, curatrice del volume, consiste nell’aver saputo riconoscere e ridisegnare il nesso, sempre operante, fra le dinamiche del pensiero e la figura morale e politica del filosofo, nella perspicua effettualità di una vita d’eccezione, vissuta senza vertigini e tenendo di mira una normalità trascendentale, alla maniera di un Manzoni. Essa è stata seguita con rigore e appassionato acume da Galasso sin nelle pieghe e negli ambiti delle relazioni più intime, e quindi restituito, qui, all’habitat familiare, come passato irrinunciabile e, anche per ciò, come attivo retaggio proiettato nel presente”.

Di fronte ad un volume unitario per metodo ma ampiamente diversificato per gli argomenti trattati nei singoli saggi, è giocoforza che il lettore si soffermi su quelli più vicini alla propria sensibilità e su quelli che ritiene più cogenti rispetto al momento storico che attraversiamo. In questa prospettiva può sembrare ovvio, ma credo sia invece necessario, ricordare il saggio dedicato al Croce storico dell’Europa, al Croce sorprendente profeta di una nuova Europa politica come momento essenziale per la costruzione, non solo politica, della stessa civiltà dopo la barbarie dei totalitarismi e della guerra mondiale. Auguriamoci di non dover mai vivere i tormenti che visse il filosofo al tramonto della sua vita. Non è un caso, infatti, che, sul terreno politico, dell’alta cultura politica, il pensiero di Croce ritorni nei discorsi, nelle preoccupazioni e nelle speranze di coloro che guardano attoniti alla crisi dell’Unione Europea, alla rinascita di populismi di varia natura, al diffondersi di irrazionalismi inquietanti, al persistere di ottuse forme di tecnocrazia razionalistica. E invocano quello spirito europeista che fece del filosofo un geniale precursore.

Si possono leggere in questa ottica anche gli altri scritti dedicati all’etica e alla politica, alla peculiare versione del liberalismo crociano, che ho provato a definire metodologico, in connessione al dibattito sul liberismo e sulla democrazia.

I primi capitoli del volume, quasi a voler rispettare l’itinerario logico, se non il sistema del filosofo, sono dedicati al rapporto fra storiografia ed estetica che Giuseppe Galasso affronta a partire dai primi saggi crociani, soprattutto quell’Estetica che diede fama mondiale al filosofo: anche in questo caso il pensiero di Croce torna di attualità, quella attualità tipica dei classici, l’attualità perenne del pensiero autentico, profondo, che oltrepassa le mode e le meschine ripicche, pur non perdendo la forza polemica di cui si sostanzia sempre ogni pensiero critico. E, ancora, quella capacità di saper interpretare il nesso universale-particolare come un nesso, appunto, e non come una irrisolvibile opposizione. Così sintetizza Giuseppe Galasso nella Prefazione al volume: “Per un filosofo – ci si passi l’ossimoro – così sistematicamente antisistematico l’approccio per singoli temi o questioni può essere certamente di grande utilità e riuscire tanto illuminante sui singoli punti che se ne tocchino quanto sulla sua complessiva fisionomia e vicenda intellettuale e biografica. Purché – va detto anche questo – nel procedere per assaggi e scandagli particolari non si perda di vista quel che sempre si deve ricordare per Croce, come per qualsiasi altro oggetto storico, e cioè che, se Gott ist im Detail lo si ritrova – Dio – altrettanto coessenzialmente nell’intero”.