Il veleno del governo leghista contro il Sud

Con la presa di distanza del presidente della giunta regionale nei confronti della politica del governo e del Cipe, che hanno distribuito al Sud solo 200 milioni e ben 21 miliardi al Nord, viene forse alla luce la contraddizione di fondo che, sin dall’ inizio della sua avventura, ha caratterizzato il centrodestra italiano: l’ alleanza, spuria e tartufesca fra la Lega e Alleanza nazionale, garante Silvio Berlusconi.

Per la verità la questione era già esplosa in tutta la sua evidenza in Sicilia. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. In Campania il detonatore potrebbe essere rappresentato dalla guerra aperta da Mara Carfagna contro i dirigenti locali del Pdl. Alleanza spuria e tartufesca, dicevamo, che si è tradotta negli anni in una continua e sistematica demolizione del tessuto morale, politico e sociale del Mezzogiorno e della Campania in particolare. Sistematica demolizione che non stride con le visite che il ministro leghista Maroni fa di tanto in tanto a Napoli per accaparrarsi il merito dell’ aspra, quotidiana e coraggiosa lotta che magistrati, forze dell’ ordine, giornalisti e imprenditori, ai quali deve andare la nostra sentita quanto stupita ammirazione, combattono contro la camorra.

Che cosa ha fatto concretamente la Lega, in questi anni, per combattere la camorra? Niente.

Anzi, nella concreta attività politica ha lavorato per l’ esatto contrario. Le leggi sul falso in bilancio e sullo scudo fiscale, per non ricordare che alcune delle più eclatanti, non possono non favorire oggettivamente le attività criminose. Per non parlare dei tagli indiscriminati al bilancio dell’ amministrazione della giustizia e perfino delle forze dell’ ordine, che rappresentano la prima linea della battaglia reale alla criminalità. Quali iniziative ha adottato per stimolare e sorreggere l’ economia meridionale? Ha sottratto i fondi Fas, che raccolgono le risorse nazionali ed europee destinate alle aree sottoutilizzate come il nostro Sud, per affrontare le emergenze nazionali come la cassa integrazione.

L’ intera politica economica del governo è ormai da anni mirata (peraltro senza riuscirci) a favorire lo sviluppo del Nord nella ordinaria amministrazione, il che vanifica qualunque intervento straordinario per il Sud. Da lungo tempo sono assenti dal governo della nazione uomini del Sud che possano minimamente influenzarne le scelte. Ma ciò che è peggio, a mio modo di vedere, è il clima culturale che il leghismo alimenta da più di un ventennio, complici tanti mediocri intellettuali senza scrupoli che hanno troppo facile accesso ai grandi mezzi di informazione. Nella Germania prehitleriana, com’ è noto, i nazisti usarono la strategia di addossare agli ebrei gran parte della responsabilità della crisi in cui versava quel paese negli anni Venti e Trenta.

In Italia è accaduto qualcosa di analogo e molti settori dell’ opinione pubblica settentrionale hanno finito con l’ accusare i meridionali della crisi economica e delle disfunzioni dello Stato.

Per capirci. Quando il Nord-Est è stato alluvionato i dirigenti leghisti anziché assumersi le loro responsabilità (governano quei territori da quasi vent’ anni) non hanno trovato di meglio che mettere in contrasto gli sfortunati sfollati nientedimeno che con le rovine di Pompei. Abbiamo assistito attoniti, e senza poter reagire, a interviste televisive nelle quali gli alluvionati inveivano contro Pompei e chi mai avesse immaginato di provvedere alla protezione di quel sito archeologico.

È stata allestita una delle più meschine, quanto meglio riuscite, operazioni di propaganda politica degne di uno Stato totalitario.

Si tratta di una strategia ben precisa. La Lega e gli intellettuali di contorno colpevolizzano e avviliscono i cittadini meridionali per poter essere credibili nel ruolo di benevoli soccorritori garantendosi, al tempo stesso, il successo nell’ elettorato più rozzo e retrivo del Nord. Un perfido e sottile gioco al massacro che ha consentito a un partito che non raccoglie più di tre milioni di voti di mettere a repentaglio il paese intero. Non fosse così, non si spiegherebbero il livore e l’ ostilità nei confronti di Roberto Saviano per aver osato ricordare che mafia, camorra e ‘ ndrangheta operano con successo anche, e forse soprattutto, nelle regioni del Nord. Avrebbero dovuto ringraziarlo e chiedergli consiglio su come potere invertire questa drammatica tendenza. Ma non è accaduto.

Perché parlare dei problemi del Nord non è nell’ agenda di questo governo, non fa parte della strategia della Lega. Ogni responsabilità è sempre del Sud.

Se piove a Vicenza non è più colpa del governo ladro, ma di Roma ladrona e dei napoletani fannulloni. La contraddizione non poteva non esplodere nel momento in cui il centrodestra, formato da berlusconiani, leghisti e finiani, ha assunto responsabilità di governo nel Mezzogiorno. Mi auguro che non si cercherà di circoscrivere questa vicenda a un mero contrasto personale fra dirigenti del Pdl. La questione è politica. Ed è grave. Mostrerebbero senso di responsabilità i dirigenti politici di tutti i partiti se prendessero consapevolezza della vera posta in gioco. Qui non si tratta di cominciare semplicemente a posizionarsi in vista dell’ eventuale scomparsa di Berlusconi dalla scena politica. Si tratta di ripensare le categorie politiche con le quali in questi ultimi anni abbiamo creduto di poter interpretare la realtà del paese.

Ernesto Paolozzi

da La Repubblica – 24 novembre 2010 pagina 1 sezione: NAPOLI                                                                                              Repubblica archivio