Il Pd dopo le elezioni.
Stando ai dati elettorali europei, in Italia abbiamo una coalizione di governo essenzialmente guidata da Bossi e che non ha la maggioranza nel paese: si assesta al 45%. Sommando i voti delle opposizioni, si arriva infatti attorno al 49%. Alle amministrative il centrodestra è invece avanzato ma, giusto il nostro assunto iniziale, con un significativo risultato della Lega. Si potrebbe quasi affermare che, questa volta, Berlusconi non è stato un valore aggiunto dell’alleanza di centrodestra. Anzi. E, se si salva, è grazie alla Campania!
Il Pd regge dunque rispetto alle aspettative negative ma in un orizzonte sostanzialmente e fortemente problematico.
In pochi mesi un partito intero, An, sembra essersi quasi dissolto: cassato, come il gesso su una lavagna. Fin’ora, la fronda di Fini non ha coinvolto gli ex-colonnelli di Alleanza Nazionale, ma potrebbe presto influire su quegli elettori che mal sopportano l’egemonia della Lega.
In Sicilia i gruppi dirigenti autonomisti, seguiti da molti elettori, hanno compreso quale sia la nuova natura nordista del governo, ed hanno assestato un duro colpo al Pdl. Perfino il Pd, da sempre debolissimo nell’isola, ha riscosso un buon risultato.
La Campania dunque comincia a rappresentare un caso a sé. Il Pd regge a Napoli ma le province, come si è detto, limitano il declino berlusconiano.
Ora il futuro. Nessuno può dare consigli, ma è possibile esprimere sensazioni e umori che si colgono in ambienti vari e disparati. Sarà banale o retorico ma è vero: i delusi del Pd, i tanti delusi per amore, chiedono, innanzitutto, un franco dibattito politico che spazzi via le divisioni personalistiche al fine di raggiungere una rinnovata unità. Unità nel partito, unità tra le forze politiche di opposizione al governo Bossi-Berlusconi.
Con l’Udc e l’Italia dei valori, per motivi diversi, la ricerca dell’unità può essere difficile, ma si deve tentare, perché è bene che ciascuno esca allo scoperto assumendosi le proprie responsabilità rispetto a quello che molti cittadini individuano come il superiore bene del paese.
Al Pd si chiede, archiviata una stagione senza dubbio critica, di rilanciare sul terreno dell’amministrazione e della riorganizzazione del partito sul territorio. La grande risorsa sono i sindaci, i Presidenti delle Municipalità, i consiglieri. Dal ceto amministrativo, che è sul fronte avanzato del rapporto con i cittadini, può venire linfa nuova per i cosiddetti gruppi dirigenti della politica in senso stretto. Ma possono venir fuori anche i volti nuovi da presentare all’opinione pubblica nelle sfide elettorali. Senza contrapposizione sterili, di cui gli elettori sono stanchi, tra generici “vecchi” e generici “nuovi”.
Al Pd si chiede, ancora, di ripensare le alleanze su basi programmatiche certe, ma soprattutto sulla base di un profilo politico rimeditato e rinnovato. Si ha la sensazione che il Pd e le altre forze di opposizione non riescano (pur nel lodevole sforzo compiuto da molti candidati alle elezioni europee) a porre al centro dell’attenzione il sostanziale danno che un governo con un netto baricentro nordista sta procurando al Mezzogiorno e al paese intero. Al Mezzogiorno, al quale sta sottraendo ingenti risorse nel sostanziale disinteresse perché il Mezzogiorno è senza voce, privo com’è di network nazionali e mezzi di informazione.
Un Sud che paga due volte per le politiche sbagliate. Il caos in cui è caduta la scuola pubblica, per incompetenza ed inefficacia palesi, sarà pagata dai nostri giovani in maniera catastrofica. Aumenteranno i precari della scuola ai quali non è dato di godere di ammortizzatori di nessun tipo. L’impoverimento dei mezzi e delle strutture della magistratura e delle forze dell’ordine, polizia in testa, in favore di demagogiche sciocchezze come quelle delle ronde, colpiranno ancor più duramente le nostre terre, bisognose di giustizia e di legalità.
Il governo, per non dire altro, guarda al passato, la sua politica energetica, ad esempio, è sostanzialmente inesistente. Purtroppo in Italia paghiamo la dissennata politica dei verdi; siamo l’ unico paese al mondo nel quale l’ambientalismo rischia di essere percepito come un disvalore. E invece, mai come oggi, è possibile coniugare lo sviluppo economico con una nuova politica energetica e ambientalista. Che il Partito democratico e i suoi alleati riprendano dalla polvere questa bandiera ormai caduta.
Ci sono, insomma, tutte le premesse per celebrare un vero congresso, nazionale e locale, nel quale ci si confronti con forza sulle strategie da mettere in campo, seguendo, innanzitutto, se mi è consentita una battuta, il consiglio del vecchio allenatore Nereo Rocco: “Primo, non prenderle!”.
Incombe il governo Bossi-Berlusconi, e non bisogna consentire che Napoli divenga la più grande provincia meridionale del Lombardo-Veneto.
Ernesto Paolozzi
da “la Repubblica-Napoli” del 12 giugno 2009 Repubblica archivio