La libertà del Nord Africa e l’Europa. La meschinità dei leghisti

Sia le istituzioni che i cittadini della regione Campania e della città di Napoli hanno accolto la cosiddetta emergenza immigrati con estrema serenità e semplicità. Per quello che è allo stato: l’accoglienza di alcune centinaia di profughi, senza isterismi, recriminazioni e piagnistei.

Come avrebbe dovuto fare l’Italia intera, il governo in primis.
Talvolta sembra veramente che nella storia valga la categoria della sfortuna. O, meglio, quella di una contingenza per la quale la combinazione di grandi eventi in presenza di una classe politica e dirigente del tutto inadeguate, è fonte di gravi disastri. Nel caso di ciò che sta accadendo nel mondo arabo, la debolezza dell’Unione europea e, soprattutto, dell’Italia, ci stanno facendo perdere un’occasione storica.

Mi sono provato in un gioco di immaginazione, di quella che si direbbe fantapolitica e che potrebbe essere invece una politica giusta e realista al tempo stesso. Ho immaginato che un leader europeo, meglio se quello italiano, fosse andato tempestivamente, pur con qualche rischio personale, a Bengasi, in Libia, a collocare la bandiera europea e del proprio paese accanto a quella degli insorti contro il regime di Gheddafi.

Insomma, un’immagine simile a quella di Kennedy a Berlino, quando pronunciò le famose parole “Siamo tutti berlinesi”. Migliaia, centinaia di migliaia di giovani arabi, e non solo giovani, avrebbero riconosciuto in quel gesto e in quelle bandiere il simbolo vivente del mondo libero e democratico che si colloca al loro fianco. Un mondo che comprende le loro sofferenze e le loro speranze, che prova, assieme a loro, a costruire una nuova società libera dalle dittature e libera da nostalgie integraliste sempre in agguato.

Non è un caso che Giorgio Napolitano, Presidente coraggioso e insieme prudente, abbia parlato di Risorgimento per quei paesi del Nord Africa in così grande tumulto, paesi nei quali la forza della libertà preme da tutte le parti ma potrebbe spegnersi di fronte ad un fallimento.

Ho immaginato quanto potentemente positiva sarebbe stata l’immagine dell’Europa e di quel leader in tutti i paesi dell’oriente che vivono la difficile stagione della convivenza fra libertà economica e dittatura politica. Un segnale forte che il liberalismo e la democrazia si muovono nell’orizzonte dell’etica e della giustizia e non solo nell’orizzonte di qualche affare economico che non sempre si rivela un buon affare economico. E nei paesi emergenti, come il Brasile e l’India, oggi sostanzialmente ostili all’Occidente, che avrebbero ritrovato motivi per recuperare stima e simpatia per quel vecchio mondo che, per tanti aspetti, sembra essere giunto al tramonto.

Sarebbero bastate due ore. E la bandiera italiana, quella francese o quella europea, avrebbero potuto sventolare di nuovo come simboli di civiltà e di libertà.

E invece no. Torniamo alla realtà. Siamo ostaggio di governi meschini, di leader da quattro soldi, arroganti con i deboli e vili con i forti, incapaci non diciamo di governare un processo così ampio, ma nemmeno di affrontarlo con un minimo di dignità.
Soprattutto in Italia e in Francia, ma anche Germania ed Inghilterra non ne sono esenti, forze grette e ottuse, come i neofascisti francesi e i leghisti italiani, ci costringono a recitare un ruolo meschino, da paesi ininfluenti, in grado solo di difendere qualche piccolo interesse a discapito sia dell’etica sia di interessi più grandi e articolati. Certe volte sembra, a noi italiani, che per difendere le percentuali di voto della Lega e per non mettere a repentaglio l’attuale governo si debba sacrificare il futuro stesso della nostra nazione, della nostra politica estera.

Una grande occasione mancata per non far dispiacere a Borghezio e Calderoli.

Siamo costretti inoltre a subire un’offensiva mediatica che cerca in ogni modo, attraverso alcuni canali televisivi e alcune testate giornalistiche, di spaventarci, come se alle porte ci fossero veramente gli unni, le orde barbariche. Il guaio è che queste orde potrebbero esserci, e forse ci saranno davvero, se continueremo questa politica, pavida, meschina, egoista.

Ho immaginato i giovani tunisini, libici, egiziani divenuti vecchi, raccontare ai loro nipoti quanto fossero state generose Italia ed Europa, con i loro popoli in così grande tormento.
Tornando alla realtà temo che racconteranno quanto siamo stati ingenerosi e stupidi. E chissà che non lo racconteranno da vincitori.

P. S. Alla tragedia si accompagna sempre la farsa: la Lega ha scopeto che l’ Europa tratta gli italiani come terroni. A guardare come ci siamo comportati in Campania, sembra un gran complimento che l’Europa sta rivolgendo al paese tutto.

Ernesto Paolozzi

da: “la Repubblica-Napoli” del 12 aprile 2011                                                                                                                                      Repubblica archivio