“La coscienza del tempo, dialoghi sulla ricerca e l’ innovazione” è il filo conduttore della Settimana internazionale della ricerca che si inaugura alle 9,45 all’ Istituto per gli studi filosofici (via Monte di Dio 14). Il tema è, evidentemente, molto impegnativo e chiama in causa una questione fondamentale, se non quella fondamentale, della filosofia: la dimensione della temporalità nella quale inesorabilmente viviamo e quella della percezione del tempo senza la quale il tempo nemmeno esisterebbe.

Ciò che caratterizza la posizione di Mauro Maldonato, fra i promotori dell’ iniziativa, è la capacità di mettere a confronto esperienze di natura diversa, dalla filosofia alle scienze in senso lato, dal teatro alla letteratura, proponendo un confronto nell’ ambito di una chiara visione metodologica ed epistemologica. Non vi è una semplice giustapposizione o sommatoria di vissuti culturali più o meno interessanti, più o meno artificiali, come avviene nei tanti festival della filosofia o delle scienze secondo l’ ultima, già stanca, moda.

La dimensione comune è quella della complessità rivissuta e rimeditata alla luce della più recente ricerca epistemologica. Non si tratta, dunque, di una pura esercitazione accademica sul tempo e la coscienza, ma di una proposta tesa a superare il tardo neopositivismo specialistico che affatica le nostre istituzioni culturali.

«Coltivare l’ immaginazione», scrivono i promotori, la creatività e l’ innovazione in ogni campo utilizzando al meglio la nostra mente – la risorsa più straordinaria e ciò da cui ogni cosa ha origine – può consentirci di costruire un futuro migliore agendo sul presente».

Nel mio orizzonte culturale tradurrei questa impostazione nel senso di trasformare la temporalità in storicità, passare dalla antica metafisica dell’ essere alla moderna filosofia del giudizio o della complessità, nella quale la coscienza si fa storia e la storia si fa coscienza in un reciproco, indissolubile, intreccio dialettico. Il che, ovviamente, impegna decisamente la sfera dell’ etico-politico, della responsabilità personale. In questo senso, come si desume dall’ impegno critico di Mauro Maldonato, avere coscienza del tempo significa lavorare per costruire il futuro giacché pensiero e azione si condizionano vicendevolmente. Pensare il tempo significa cambiare il tempo.

ERNESTO PAOLOZZI
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