Da L'estetica di Benedetto Croce, edito da Guida Editori in libreria da gennaio 2017.

 

“Non sembri paradossale, ma negli ultimi anni ciò che meglio ha espresso l’intento polemico che soggiace all’estetica di Croce è il regista di un film di largo successo, L’attimo fuggente. Il protagonista, un docente di letteratura che presto incontrerà la stima e l’affetto degli alunni e l’odio del mondo accademico, compie un gesto simbolico di grande rilevanza: invita gli studenti a stracciare un saggio introduttivo di un noto professore nel quale l’arte veniva ridotta, sepolta in astratte regole, stupide formule, retorici esercizi, sterili questioni di contenuto. Perché paragonare l’estetica di Croce, la più nota e discussa estetica del Novecento, ad un film, sia pure brillante ed arguto? Per concedere qualcosa alle facili mode ed inseguire l’altrettanto facile consenso di un possibile pubblico giovanile? O, al contrario, per compiere un atto di irriverenza nei confronti del vecchio filosofo che allo studio dell’arte dedicò l’intera vita e decine e decine di pagine colte ed erudite? In realtà il paragone serve unicamente per connotare la cifra fondamentale del pensiero crociano che è stato, in questo tempo ormai lungo, sepolto da troppe polemiche, da troppe incomprensioni e, perfino, da troppo studio amorevole quanto pedantescamente erudito”.

(L’estetica di Benedetto Croce, Ernesto Paolozzi. Guida Editori, Napoli 2016. Pp. 112, 12,00£)