“La voce repubblicana”
11 maggio 2000

“Due esigenze, in parte opposte in parte complementari, hanno attraversato la storia del Pri e dei laici democratici: l’esigenza identitaria e quella della creazione di un più largo movimento capace di incidere con più vigore nella realtà politica. La ricerca, difficile, di una chiara specificità storica e politica del repubblicanesimo e la necessità, morale e politica, di cogliere gli aspetti comuni con i movimenti politici affini che, in senso lato, definiamo democratici e liberali”.
E’ questo l’incipit dell’introduzione di Giuseppe ossorio all’agile volumetto di Ernesto Paolozzi, dal titolo “Libertà, Democrazia, Repubblica. Il futuro delle nostre radici”, titolo che pone subito nero su bianco il tema trattato. Vale a dire, come scrive Paolozzi, “la necessità di ridisegnare una nuova politica per quello che da ora in poi chiameremo, per comodità, movimento liberal-democratico come sintesi nella prassi, dei valori e degli ideali della democrazia, del liberalismo e del repubblicanesimo”.Forti di radici salde, si deve ormai guardare, globalmente, alle esigenze urgenti della nostra epoca. Che per l’autore sono fondamentalmente cinque: la crisi dell’identità individuale nell’economia capitalistica globalizzata; la necessità di ridisegnare ” i confini del rapporto fra volontà generale e libertà individuale, entrambe, paradossalmente, indebolite e infiacchite”; la crisi degli Stati Nazionali;la crisi del lavoro tradizionalmente inteso; il rapporto tra religioni ed etnie diverse, vale a dire ” il rapporto tra identità culturali e intolleranza”.
E’ questa l’ambiziosa disamina portata avanti dall’autore che concede, in fondo al volume, uno spazio al “caso Mazzini”, essendo ” l’ Europa che vogliamo” quella “vagheggiata da Mazzini, per la quale concretamente si adoperò sul piano politico ed organizzativo”.