in Popper in Italia di Bruno Lai, Rubettino,2001*

Anche sul versante del liberalismo italiano,all’interno della tradizione crociana, Popper nell’ultimo quindicennio è ormai visto come importante termine di confronto,anche in virtù del successo crescente che gli arride. Ernesto Paolozzi,infatti,ne esamina il pensiero politico e la sua fortuna proprio partendo dalla constatazione che la Società aperta “è diventata un punto di riferimento essenziale,non solo per i partiti liberali e liberal-democratici, ma anche per molti movimenti che si ispirano alla socialdemocrazia”.

Quello di Popper, per Paolozzi, è “un liberalismo,se così è lecito esprimersi,di sinistra”,la cui circolazione è stata inizialmente ostacolata perché “la cultura italiana,o meglio, le istituzioni culturali italiane,erano tutte permeate di un’ideologia che considerava poco più che reazionario il liberalismo popperiano”. Dopo l’iniziale disinteresse,il pensiero politico di Popper ha poi riscosso un successo eccessivo tra gli stessi liberali:”solo da poco si comincia a mettere a confronto le tesi popperiane con la tradizione italiana,la quale, per certi aspetti è “anomala”, per tanti altri, propone una visione delle cose più ampia ed articolata”.

Anche secondo Paolozzi il pensiero politico popperiano non è molto originale,e lo studioso italiano si chiede quindi a cosa sia dovuto il successo ottenuto da Popper: “sul piano psicologico,Popper è sembrato essere il primo filosofo di un certo peso e di larga notorietà (soprattutto per la sua epistemologia) che ha riportato in auge il pensiero liberale dopo la relativa eclisse che lo aveva,per alcuni anni,oscurato”. In Popper sembra che si possa trovare un nuovo fondamento alla filosofia politica liberale. Paradossalmente,secondo Paolozzi,proprio “l’estensione del metodo epistemologico alle “scienze sociali” e più in generale, all’interpretazione storica e politica” costituisce il contributo più discutibile e incerto offerto alla filosofia popperiana. “Certo è comunque che il rapporto fra epistemologia e filosofia politica è strettissimo e giustifica la fondazione di una visione neoliberale della società”.

A proposito dell’applicazione del metodo scientifico nelle scienze sociali e nella politica, e delle conseguenze politiche che Popper ne deriva, Paolozzi nota che ciò non implica necessariamente che lo scienziato politico possa formulare solamente ipotesi riformistiche o gradualistiche, “giacchè nelle scienze,anche avendo accettato il punto di vista popperiano,è pur sempre necessario corroborare sperimentalmente,come ammette lo stesso Popper,le ipotesi formulate,mentre in politica ciò non è possibile”.

In sintesi Paolozzi afferma che ilo pensiero politico di Popper non avrebbe un rigoroso fondamento filosofico, per cui se pure risulta agevole accettarne le conclusioni,più difficoltoso appare l’eventuale accoglimento delle argomentazioni che ne starebbero alla base. “Eppure la filosofia di Popper, soprattutto sul versante della filosofia politica, sembra non dar risposta ai problemi che la società moderna pone e che,in sostanza,sono problemi di crisi di valori. Al liberalismo popperian manca quello spessore teorico e,per certi aspetti,quella forza etico-politica che il neoliberalismo deve poter riacquistare dopo la grande stagione ottocentesca”. Richiamandosi al fortunato libro di Cotroneo, Paolozzi sottolinea inoltre la necessità di fare ancora ricorso a Popper per la critica alle “filosofie della certezza”, mentre in positivo si tratta di andare,per così dire,oltre Popper per “conciliare il liberalismo empirico con il liberalismo etico,il riformismo con gli ideali. Di superare vecchie dicotomie quali pubblico e privato,l iberalismo e liberismo, progressismo e conservatorismo, Stato e individuo, che sembrano essere inadeguate a spiegare il moderno. E’ questa la vera sfida che attende di essere raccolta da chi ha a cuore le sorti della democrazia e della libertà”.

Un ulteriore intervento dei crociani è rappresentato da Clementina Gily Reda che, richiamandosi ai precedenti lavori di Cotroneo e Paolozzi, propone una non specialistica “lettura crociana di Popper. Paragonare due autori così distanti tra loro,secondo la studiosa,potrà risultare di una certa utilità:”Il paragone varrà mostrare la vitalità e l’attualità di Croce, che accompagna nelle vie dell’oggi senza lasciare privi di conforto”.

“Ernesto Paolozzi e la tradizione crociana”*