rifondare una nuova idea di sinistra
L’ assessore allo sviluppo Marco Esposito ha annunciato il programma “Napoli semplificata”. Come primo provvedimento ha dato il via libera a ristoranti e bar che vogliano mettere tavolini e gazebo. È sufficiente presentare la domanda, naturalmente nel rispetto di alcune regole, senza aspettare l’ autorizzazione. Finalmente. Un’ iniziativa semplice, a costo zero, che riuscirà, auspichiamo, a incrementare un settore, quello commerciale, che è sempre stato centrale per l’ economia di Napoli.
La nostra città ha un passato di città industriale (anche se l’ opinione pubblica è convinta del contrario) di grande livello.
La globalizzazione e le insensate politiche di governi a tendenza nordista hanno congiurato a depauperare quel grande patrimonio costruito negli anni. È un miracolo se ancora sopravvive e regge una rete industriale nonostante le timidezze dei governi di centrosinistra e l’ aperta ostilità dei governi della destra e della Lega. Ostilità mascherata ideologicamente da un liberalismo falso, mitologico quanto furbesco. In questa condizione, il commercio, sempre vitale a Napoli, rappresenta una delle poche risorse sulle quali si può ancora contare per avviare un nuovo sviluppo relativamente autonomo, che sappia fare a meno di politiche nazionali o europee. Tanto più che tali politiche non ci saranno fino a quando il governo resterà a galla e non si tornerà a votare. C’ è chi ritiene che in queste condizioni la latitanza del governo sia un bene, considerate le sciocchezze fatte in questi anni. Ma il guaio è che i nostri governi, purtroppo, qualcosa fanno, contribuendo al peggioramento della già difficilissima situazione. Il provvedimento dell’ assessore Esposito, soprattutto il metodo finalmente adottato, vorrei dire il suo atteggiamento, sembra invertire una tendenza fin qui perseguita, soprattutto dalla sinistra.
Con la sinistra al governo, infatti, si crea nei cittadini un’ aspettativa positiva rispetto a quello che potremmo definire il buon governo complessivo delle istituzioni, aspettativa che induce in loro la propensione a comportamenti positivi ma, contemporaneamente, la vocazione pedagogica della sinistra troppo spesso si esprime attraverso provvedimenti tesi a regolamentare fino all’ eccesso la quotidianità dei cittadini che finiscono col sentirsi oppressi e non incoraggiati.
Se la destra reprime, la sinistra educa.
Ma il cittadino, in entrambi i casi, si sente offeso e depresso, certamente poco disposto a collaborare attivamente. Fatta eccezione, naturalmente, dell’ euforia che ogni svolta politica genera inizialmente. Dal caso particolare, e se si vuole settoriale, del provvedimento di Esposito, la sinistra potrebbe trarre una lezione più generale circa i metodi e i comportamenti da seguire se vuole tornare a essere egemone sul piano culturale e capace di conquistare il consenso dei cittadini sul piano politico in senso stretto.
Da sempre nella nostra sinistra convivono due anime, una liberatrice, creativa, generosa. Un’ altra burocratica, punitiva, ingenerosa.
Troppo spesso ha smarrito il senso delle sue origini, quella forza propulsiva che l’ ha collocata all’ avanguardia del progresso civile e politico dell’ umanità. Quella capacità di tenere assieme libertà e socialità, creatività individuale e senso del bene comune o collettivo. Se questa unità si infrange, ci troviamo al cospetto di una sinistra che insegue il liberismo economico ormai al tramonto e di un’ altra che assume atteggiamenti autoritari che si distinguono dall’ autoritarismo della destra soltanto per il costante richiamo a regole burocratiche che si sostituiscono al potere irrazionale dei regimi carismatici. È il momento di rifondare una nuova idea di sinistra, sulla quale costruire su basi nuove e solide i partiti storici di quest’ area politica. È un’ esigenza che si avverte, ormai, diffusamente, fra i dirigenti come fra gli elettori. Napoli ha sempre dimostrato nella sua storia di essere una città capace di promuovere nuove idee e nuove esperienze.
Ernesto Paolozzi
da “la Repubblica-Napoli” 06 agosto 2011 Repubblica archivio