Giancristiano Desiderio, Vita intellettuale ed affettiva di Benedetto Croce. Liberilibri, Macerata,2014, p. 378, euro 19.

Giancristiano Desiderio

Lo stile e l’opera di Benedetto Croce sembrano non autorizzare la scrittura di una sua biografia che non sia una biografia puramente intellettuale. Lo stesso filosofo nello scrivere il famoso Contributo alla critica di me stesso, tiene a precisare che, nel raccontare la sua vita mentale, ricorre ad episodi della  vita privata soltanto quando possano servire a meglio chiarire lo svolgimento intellettuale o le condizioni storiche del suo tempo.

La biografia tracciata da Giancristiano Desiderio non si allontana da queste raccomandazioni ma, giustamente, cerca di sfatare il mito di un Croce olimpico, quasi freddo e disinteressato alle vicende della vita, al fluire dei sentimenti. Equivoco che, forse, la stessa sobrietà morale di Croce aveva potuto generare.

Desiderio non narra come  già si desume dal titolo del volume, in senso puramente cronologico la vita pubblica e privata del filosofo. Intreccia temi e questioni, personali e non, cercando sempre di non rompere l’equilibrio fra la sfera privata e pubblica onde non scadere in quelle forme di biografismo che indulgono al gossip, al pettegolezzo, tanto somiglianti a quelle biografie romanzate di moda nell’Ottocento che proprio Croce criticò per la pochezza dell’impegno e per la confusione che potevano creare nei lettori ignari. “L’esistenza di Croce fu tutta attraversata da un’angoscia cronica, prima “sel­va­tica e fiera” e poi “domestica e mite”.

La sua vita affettiva dà il tono musicale alla filosofia dello spirito, che si alimenta in maniera profonda del lungo amore per An­gelina Zampanelli e della morte di lei, dell’amicizia e della rot­tura con Gentile, del­­l’amore coniugale e dell’etica del la­vo­ro. La sua storia per­sonale incarna il senso migliore della storia moderna del nostro Paese, perché Croce è l’italiano della verità e della li­bertà . La biografia di Croce potrebbe apparire, rispetto a quelle di altri filosofi, priva di avvenimenti esteriori di grande effetto, di particolare significato.  In realtà è continuamente immersa nella storia, nelle vicende piccole e grandi  accadute in un intero secolo senza che mai il filosofo se ne sia sentito estraneo. Una caratteristica precipua dell’atteggiamento morale e politico del filosofo, del suo pensiero fondato su un autentico storicismo ( da non confondere con le giustificatrici filosofie della storia) su una versione del liberalismo ancora tutto da scoprire e comprendere nel suo autentico significato filosofico e politico.

Filosofo della libertà, come ricorda Giancristiano Desiderio, consapevole che ogni atto della vita ha un significato morale e politico, compreso una personale amicizia che non può giustificarsi se non si fonda anche su una comune visione etica della vita, su una concezione severa e autentica della libertà. Su questo versante si colgono  i significati profondi della reverente amicizia del giovane Croce con il vecchio Antonio Labriola  pur nella diversità delle valutazioni filosofiche e l’amara rottura con Giovanni Gentile il più giovane studioso che tanto doveva a Croce, in termini filosofici e umani, ma che non seppe resistere alle sirene del regime totalitario.

Dalla tragica giornata del terremoto di Casamicciola nella quale il giovane Croce perse i suoi cari agli ultimi anni della vita nei quali il filosofo assisté all’avvento dei regimi totalitari e alla tragedia della seconda guerra mondiale, la vita affettiva di Croce si risolve sempre in considerazione storiche e filosofiche, in prese di posizione etico politiche. Senza che la prima si dissolvesse in fredde meditazioni e le seconde si lasciassero condizionare da eccessivi sentimenti o risentimenti. Vivere, insomma, nella consapevolezza della tragicità in senso etimologico  della vita, nella condizione dell’uomo , del vivente come avrebbe detto De Sanctis, nella necessaria varietà che è il fondamento dialettico della storia come delle vite private di ognuno di noi.

“C’è la formula della saggezza e della sapienza? C’è, ed è questa: riconoscere che senza il male la vita e il mondo non sarebbero, e tutt’insieme combattere sempre, praticamente e irremissibilmente, il male e cercare e attuare sempre indefessamente il bene: negare come assurda la felicità e cercar sempre la felicità, negare come assurdo il trionfo definitivo della libertà sulla servitù, della figlia di lei giustizia sull’ingiustizia, del sapere sull’ignoranza, dell’intelligenza sulla stupidità, e praticamente volere e procurare in ogni istante quel trionfo, il trionfo di quell’istante.”

Questa citazione crociana compendia, per tanti aspetti, la concezione della vita  che il grande filosofo costantemente difese , dall’analisi psicologica dell’animo umano alla più generale visione della storia come storia dell’eterna lotta per la libertà.

Ernesto Paolozzi

La recensione è pubblicata sulla Rivista di Studi “Libro Aperto”